Pensione Minima 2021: Quanti anni di contributi, Requisiti Minimi di Età e Quanto Vale

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Aggiornato il 4 Maggio 2023

A quanti anni è possibile andare in pensione e con quanti contributi INPS minimi? Quali requisiti per poter prendere la pensione minima con il sistema contributivo? Quanto vale la pensione minima e come richiedere l’integrazione del trattamento pensionistico?

Partiamo con la prima domanda riguardante il requisito delle annualità minime contributive da versare. Vediamo quante annualità contributive INPS versate sono necessarie per maturare il diritto alla pensione minima INPS.

Le annualità contributive, mi preme dirlo, sono espresse in settimane per cui se iniziate il lavoro a marzo di un anno e avete per esempio interrotto il lavoro a settembre dell’anno successivo non avrete maturato due annualità ma poco più di una. Questo è solo per fare un esempio di cui potrete trovare riscontro nella simulazione della pensione presente nella vostra area riservata INPS gratuitamente.

Per accedere alla pensione minima INPS i lavoratori possono anche terminare anticipatamente la propria attività dopo il versamento di un numero di contributi minimo. La misura della pensione sarà naturalmente erogata in misura inferiore rispetto a quella piena e ovviamente il Legislatore su questo ci gioca particolarmente. Scrivo “possono” non a caso in quanto è solo una possibilità e non un obbligo.

Qual’è il numero minimo di anni di contributi INPS necessario per avere la pensione minima?

La prima finestra per andare in pensione si realizza solo dopo il versamento di un numero minimo di settimane contributive (calcolate in 52 per anno) ed un numero minimo di anni. Alle cronache sta passando come quota 100 ossia una pensione che abbia dei requisiti minimi più assi rispetto agli annuali in termini di età anagrafica e che siano compensati però da maggiori annualità contributive il che mi sembra giusto. Non è un caso che la Fornero pianse il giorno dell’annuncio di questo sistema indecoroso per un paese come l’Italia e che condannò migliaia di lavoratori ad attendere il pannolone per andare in pensione. Pianse perchè si rese conto del male che fece. Oggi quel male cerchiamo di ridimensionarlo, non di estirparlo, ma di correggerlo con un criterio contributivo minimo che mi sembra la principale variabile da tenere in considerazione quale requisito per avere il diritto alla pensione.

Si chiama pensione anticipata anche se andate in pensione a “soli” 63 anni avendo però verificato il versamento di almeno 20 anni di contribuzione. I 63 anni saranno incrementati in base alle speranze di visa. Inoltre si dovrà verificare che dal calcolo della prima rata di pensione non risulti superiore a 2,8 volte l’importo mensile dell’assegno sociale INPS.

Per l’anno 2015 il requisito anagrafico previsto è di 63 anni e 3 mesi; a decorrere dal 1° gennaio 2016 il requisito anagrafico di cui sopra viene elevato a 63 anni e 7 mesi, in forza dell’incremento dovuto all’adeguamento della speranza di vita.
Ai fini del computo dei 20 anni di contribuzione “effettiva” è utile solo la contribuzione effettivamente versata (obbligatoria, volontaria, da riscatto di laurea), con esclusione di quella accreditata figurativamente a qualsiasi titolo.

Ad oggi il diritto a richiedere la pensione minima ovvero pensione anticipata come meglio si dovrebbe chiamare si matura dopo 20 anni di contributi versati (calcolati in settimane lo ricordo perchè è importante) e con un’età minima di 67 anni.

Vi sono dei casi particolari che consentono di andare in pensione anche con 15 anni di contributi anche se il loro valore è sicuramente molto basso (Deroghe Amato su pensioni Minime).

Se non si è provveduto al versamento di almeno 20 anni di contributi si potrà andare in pensione anche solo con 5 anni ma si dovranno attende i 71 anni di età anagrafica.

Soggetti che hanno versato il primo contributo previdenziale DOPO del primo gennaio 2016

Nel seguito la tabella con i requisiti contributivi minimi richiesti per la pensione ordinaria:

REQUISITI CONTRIBUTIVI
Decorrenza Uomini Donne
dal 1° gennaio 2012 al 31 dicembre 2012 42 anni e 1 mese 41 anni e 1 mese
dal 1° gennaio 2013 al 31 dicembre 2013 42 anni e 5 mesi 41 anni e 5 mesi
dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2015 42 anni e 6 mesi 41 anni e 6 mesi
dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2018 42 anni e 10 mesi 41 anni e 10 mesi
dal 1° gennaio 2019 42 anni e 10 mesi* 41 anni e 10 mesi*

*Annualmente possono essere adeguati i requisiti in base alle nuove speranze di vita

Nel calcolo i contributi versati prima del compimento del diciottesimo anno di età valgono 1,5. Per questa categoria la decurtazione che vedrete dopo non si applica mentre per quelli che hanno iniziato a versare prima del 1996 opera una decurtazione forfettaria se andrete in pensione con un’età anagrafica prima dei 62 anni che è più ampiamente descritta dopo.

Trattamento Minimo di pensione

Discorso diverso invece riguarda il trattamento minimo della pensione INPS che consiste nel fatto di avere maturato negli anni con il nuovo sistema contributivo una pensione talmente bassa da dover richiedere un integrazione della prestazione economica  (una follia a mio modesto avviso rispetto al vecchio sistema retributivo). Alcuni non a caso la chiamano la “pensione di cittadinanza” proprio perchè rappresenta un livello minimo di reddito (in questo caso di pensione) che può essere richiesta dalla generalità delle persone  o dei lavoratori nel caso della pensione. Quest’ultima per informazione spetterebbe  ai lavoratori che hanno compiuto 67 anni oppure lavoratori disabili con gravi patologie che si trovano in stato di povertà.

L’integrazione della pensione minima viene concessa attraverso l’integrazione della pensione sociale al di là dei contributi versati. Non è previsto un requisito minimo ma solo uno anagrafico di 67 anni ed un valore di quanto percepito inferiore al valore soglia, fissato per il 2020 di 515,07 euro al mese.

L’articolo 2 del decreto citato stabilisce che la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni per l’anno 2019 è determinata in misura pari a +0,4 dal 1° gennaio 2020, salvo conguaglio da effettuarsi in sede di perequazione per l’anno successivo.

Si riportano di seguito i valori provvisori del 2020 e si rammenta che l’importo del trattamento minimo viene preso a base anche per l’individuazione dei limiti di riconoscimento delle prestazioni collegate al reddito.

Decorrenza Trattamenti minimi pensioni lavoratori dipendenti e autonomi Assegni vitalizi
1° gennaio 2020 515,07 € 293,60 €
IMPORTI ANNUI

6.695,91 €

3.816,60 €

Gli indici di rivalutazione definitivo per il 2019 e provvisorio per il 2020, riportati al precedente paragrafo 1, si applicano anche alle prestazioni a carattere assistenziale.

Si riportano di seguito i valori definitivo per il 2019 e provvisorio per il 2020, e i relativi limiti di reddito personali e coniugali.

  Pensione sociale Assegno sociale
Decorrenza Importi
mensile annuo mensile annuo

1° gennaio 2019

 

377,44 € 4.906,72 € 457,99 € 5.953,87 €

1° gennaio 2020

 

378,95 € 4.926,35 € 459,83 € 5.977,79 €
  Limiti reddituali massimi *
personale coniugale personale coniugale

1° gennaio 2019

 

4.906,72 € 16.905,90 € 5.953,87 € 11.907,74 €

1° gennaio 2020

 

4.926,35 € 16.973,53 € 5.977,79 € 11.955,58 €

 

L’integrazione spetta dal primo gennaio 2020 a patto che il nucleo familiare del richiedente non produca un reddito superiore a 6.695,91 per ciascun componente il che si traduce in:

  • Integrazione piena nel caso di nucleo familiare con un solo componente avente reddito annuo inferiore a 6.695,91 euro e si azzera per redditi superiori a 13.391,82 euro (valori validi per l’anno 2020);
  • Nel caso di nucleo familiare con due coniugi il pensionato ha diritto all’integrazione minimo della pensione se ha un reddito annuo complessivo sommato a quello eventualmente prodotto dal coniuge inferiore a 20.087,73 euro e reddito proprio non superiore a 6695,91 euro; l’integrazione si riduce se il reddito annuo complessivo del coniuge è superiore a 20.087,73 euro fino ad azzerarsi nel caso di redditi superiori a 26.783,64 euro e reddito del singolo coniuge inferiore 13.391,82 euro.

Naturalmente il mancato rispetto dei requisiti e/o limiti di valore espressi sopra determina il mancato conseguimento dell’integrazione ovvero pensione minima INPS.

Pensione di cittadinanza

Discorso diverso riguarda invece coloro che parlano di pensione di cittadinanza. Cos’è e come si prende la pensione di cittadinanza e quando spetta questo sussidio? La pensione di cittadinanza spetta alle persone che hanno almeno 67 anni di età e sono in stato di povertà ossia il loro reddito annuo è inferiore ad una determinata soglia che varia di anno in anno in base ad indicatori statistici e descritti all’interno di apposite circolari INPS.

Non è richiesto un versamento minimo di annualità contributive per questo si suole parlare di pensione ma in realtà è più un sussidio sociale che viene erogate alle famiglie più povere con anziani.

Alla stessa si può accedere anche nel caso in cui nel nucleo familiare vi siano componenti con gravi patologie.

Quanto vale la pensione di cittadinanza minima?

La pensione minima di cittadinanza arriva anche ad avere un valore massimo di 1.536 euro mensili fino ad arrivare anche ad un minimo di 40 euro mensili Questo dipenderà dal numero di componenti del nucleo familiare e dalla loro situazione reddituale, patrimoniale e finanziaria.

Andare prima in pensione: convenienza

Aiutiamoci con un esempio per comprendere meglio di quanto si riduce la pensione nel caso in cui si decida di andare anticipatamente rispetto al requisito anagrafico ordinario. Questi tre anni quindi li pagherete cari, oh….se li pagherete cari.

Attenzione alla perdita di valore della pensione minima

Per farvi un esempio un lavoratore dipendente che vuole andare prima in pensione con il trattamento minimo dovrà rinunciare a oltre il 20, 25% di quello di cui potrebbe beneficiare se attendesse altri tre anni. Ma noi sappiamo che nella maggior parte dei casi la voglia di lavorare sul finire della carriera subisce una drastica riduzione così come la sua produttività.

In estrema sintesi e senza pretesa di esaustività si richiama alla simulazione che può essere fatta per far emergere una considerazione molto semplice. Con la pensione anticipata rispetto a quella ordinaria potrete andare in pensione 3 anni prima ma rinunciando ad un 20%-25% di quanto vi spetterebbe. Pensare che questo 20%, 25% lo regaliamo perchè richiediamo di andare in pensione SOLO 3 anni prima su 40 di contributi versati con onorato servizio vi dà la dimensione di quanto vogliano e stiano facendo pagare alle nuove generazioni il costo di un sistema, quello retributivo, mal concepito perchè basato su aspettative eccessivamente ottimistiche di crescita globale. Se non v’è mai stata malafede non possiamo saperlo, ma a mio avviso senza alcun dubbio. Del resto chi si sarebbe tolto da solo la pensione alta? Solo delle persone con un senso di responsabilità ed una visiona del Paese che non fosse basata solo interesse personalistici.

Qui sotto potete leggere la guida gratuita al calcolo della pensione on line dove potrete effettuare la simulazione della vostra pensione con i contributi versati ad oggi e con la proiezione di quella che potrebbe essere un domani.

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