Manovra 2024: bonus e misure per la famiglia

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Diverse le voci del Disegno di Legge di Bilancio del Governo che toccano le famiglie. Dagli asili nido all’Irpef, ecco quali potrebbero essere le novità per il 2024.

Bonus asilo nido

È detto “bonus asilo nido” il contributo per il pagamento di rette di asili nido pubblici e privati autorizzati o, in alternativa, per il pagamento di assistenza domiciliare per bambini con meno di tre anni, affetti da gravi patologie croniche. Il bonus viene corrisposto direttamente dall’INPS dietro richiesta (sia attraverso il portale INPS sia attraverso i Patronati).

Il testo della nuova Manovra, attualmente al vaglio del Senato, prevede un aumento del Bonus asilo nido già in vigore. Si passa infatti da un massimo di 3000 euro annui, che è quello previsto quest’anno per ISEE fino a 25 mila euro, a 3600 euro annui per tutti gli ISEE fino a 40 mila euro per ogni per ogni figlio a partire dal secondo nato entro i sei anni dal figlio precedente.

Carta “Dedicata a te”

Confermata per il 2024 la social card per acquisti di beni di prima necessità (alimenti e bevande) denominata “Dedicata a te”. È disponibile per nuclei familiari con ISEE fino a 15 mila euro annui che non percepiscono altri sostegni al reddito (tra i quali, l’assegno di inclusione, ex reddito di cittadinanza). Verrà data priorità alle famiglie di almeno 3 persone, con un figlio nato entro il 31 dicembre 2010; a seguire, famiglie di almeno 3 persone, con un figlio nato entro il 31 dicembre 2006; a seguire ancora, le restanti famiglie che rispettano il requisito ISEE.  Per ciascun gruppo, priorità alle famiglie con ISEE più basso. La carta sarà assegnata automaticamente, come già avvenuto quest’anno, dall’INPS che farà l’elenco dei beneficiari in collaborazione con i Comuni. Sugli importi, gli addetti ai lavori ipotizzano una somma di circa 450 euro.

Canone RAI

Il canone Rai per il 2024 dovrebbe diminuire passando da 90 euro a 70 euro. Le rate saranno comunque suddivise in bolletta (energia elettrica). Non arriva la novità che si attendeva, e cioè l’uscita del canone Rai dalle bollette, che però potrebbe essere solo stata rinviata al 2025.

Ma cos’è il canone Rai? È una tassa relativa al possesso di uno o più televisori. Quindi, per disdirlo, bisogna non avere apparecchi televisivi. La disdetta comunque è sempre possibile. Per farla bisogna scaricare l’apposito modello dell’Agenzia delle Entrate e seguire le istruzioni per compilarlo e inviarlo.

Congedo parentale

La ragione del congedo parentale sta nella possibilità di conciliare vita familiare e lavoro. La recente legislazione ha avuto una evoluzione interessante. Nel 2022 si è avuto il cosiddetto Family Act, cioè la Legge 07/04/2022, n. 32 (Deleghe al Governo per il sostegno e la valorizzazione della famiglia) che prendeva le mosse dal Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità del 2001.

Sempre nel 2022, sulla base anche di una Direttiva UE del 2019, la Direttiva 20/06/2019, n. 2019/1158/UE, è stato adottato il Decreto Equilibrio, ovvero il Decreto legislativo 30/06/2022, n. 105 (Attuazione della direttiva UE 2019/1158 del Parlamento europeo e del Consiglio, relativa all’equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza). Il Decreto innova la disciplina in tre punti fondamentali: i congedi parentali vengono estesi da 6 mesi a 9 mesi, e sono indennizzati al 30% della retribuzione, il congedo del genitore solo (o con affidamento esclusivo) viene esteso da 10 mesi a 11 mesi, l’età del bambino che consente al genitore di usufruire del congedo passa a 12 anni.

E si arriva così alla Legge di Bilancio 2023 (Legge n. 197/2022) che fa un’ulteriore modifica: il congedo parentale aumenta dal 30% all’80% della retribuzione per una mensilità da fruire entro il sesto anno di vita del figlio o di ingresso in caso di adozione o affidamento di minorenne. Si tratta però di una misura che può essere applicata solo ai genitori che hanno concluso il proprio periodo di congedo obbligatorio dopo il 31 dicembre 2022.

Cosa succederà nel 2024? Secondo le previsioni della Manovra presentata dal Governo il congedo parentale viene potenziato, con un ulteriore mese indennizzato. Più nel dettaglio, i genitori con congedo obbligatorio (paternità o maternità) terminato dopo il 31 dicembre 2023 con figli di età inferiore ai 6 anni che fruiscono del congedo parentale saranno indennizzati all’80% della retribuzione per due mesi, i successivi periodi di congedo, fruibili entro i 12 anni del figlio, restano al 30% della retribuzione, fino ad un totale di massimo 9 mesi complessivi (i due all’80% più gli altri al 30%).

Si possono avere ulteriori mesi di congedo parentale, fino ad un massimo di 10 o 11 mesi (il calcolo cambia a seconda del frazionamento del periodo di congedo), ma quelli restanti non saranno indennizzati. C’è un’eccezione: in caso di reddito inferiore a 2,5 volte l’importo del trattamento minimo di pensione gli ulteriori mesi (10° o 11°) sono indennizzati al 30% della retribuzione.

L’indennizzo all’80% della retribuzione per il secondo mese vale solo per il 2024. Per gli anni successivi scende al 60%. E così nel 2025 i genitori con congedo obbligatorio (paternità o maternità) terminato dopo il 31 dicembre 2023 percepiscono un mese di congedo parentale all’80% e 1 mese di congedo parentale al 60% per figli entro i 6 anni, altri 7 mesi al 30% per figli entro i 12 anni, un 10° ed eventualmente un 11° mese a zero indennizzo, oppure, per redditi inferiore a 2,5 volte l’importo del trattamento minimo di pensione, al 30%.

Acquisti per l’infanzia

Nel 2024 si prevede l’aumento dei prezzi dei prodotti per l’infanzia a causa dell’aumento dell’IVA che passa dal 5% applicato quest’anno al 10%. Un aumento ancora più alto si dovrebbe registrare per i seggiolini per i quali l’Iva passa al 22%, ovvero al regime ordinario e non ridotto.

Aumentano anche i prezzi degli assorbenti e tamponi per la protezione dell’igiene femminile coppette mestruali a causa dell’applicazione dell’aliquota IVA del 10%.

Badanti e colf

Su badanti e colf entra in gioco una misura anti evasione fiscale. Si prevede infatti che le banche dati dell’Agenzia delle Entrate e dell’INPS siano “interoperabili” (ovvero consentano l’integrazione delle informazioni) e che i due enti facciano controlli sui dati retributivi e contributivi dei lavoratori domestici. L’obiettivo è l’emersione del lavoro irregolare. Secondo il rapporto 2023 di Assindatcolf (Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico) con Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, infatti, nel lavoro domestico, settore che pesa per il 7,8% del totale dell’economia in termini di occupazione, si concentra circa il 35% del lavoro irregolare in Italia.

Cuneo fiscale, Irpef e detassazioni

La Manovra prevede il taglio del cuneo fiscale innalzato al 7% per i redditi fino a 25.000 euro e al 6% per i redditi fino a 35.000 euro. L’Istat ha calcolato che la misura, grazie alla quale ci saranno aumenti in busta paga, interesserà circa 12 milioni di famiglie.

Sull’Irpef interviene un accorpamento tra i due scaglioni finora vigenti, quello fino a 15 mila e quello tra 15 e 28 mila euro. Per i due scaglioni così accorpati si prevede l’aliquota del 23%, quella che fino a oggi riguardava lo scaglione di reddito più basso.

Per le mamme lavoratrici con contratto di lavoro a tempo indeterminato, nel pubblico e nel privato (ad esclusione dei rapporti di lavoro domestico) il Disegno di Legge di Bilancio prevede la detassazione (l’esonero dalle tasse) per un massimo di 3.000 euro annui. Più in dettaglio, per le madri con 3 o più figli l’incentivo spetterà fino ai 18 anni del figlio più piccolo mentre per le madri con due figli l’incentivo spetterà fino ai 10 anni del figlio più piccolo.

Assegno unico universale

L’assegno unico universale, che dall’anno scorso ha accorpato e sostituito il grosso delle detrazioni per i figli a carico, rientrerebbe nella Manovra 2024. Ma all’orizzonte c’è un grosso ostacolo. La Commissione Europea infatti ha inviato un parere nell’ambito di una procedura d’infrazione legata appunto all’assegno unico. Vengono contestati in particolare il requisito rappresentato dai due anni di residenza nel territorio italiano con convivenza nello stesso nucleo familiare dei figli. Tra l’altro il requisito della residenza è espressamente vietato dal regolamento UE sul funzionamento dell’Unione europea ai fini del riconoscimento di prestazioni di sicurezza sociale. A febbraio la Commissione aveva inviato la lettera di messa in mora alla quale il Governo Italiano aveva risposto con i propri chairimenti. I chiarimenti non sono risultati sufficienti e la Commissione ha adesso inviato il parere motivato, che è appunto il passo successivo della procedura. A questo punto l’Italia ha due mesi di tempo per adeguarsi a quanto richiesto dalla Commissione. Se non lo fa, la Commissione può decidere di deferire l’Italia alla Corte di giustizia UE, chiedendo un provvedimento per la violazione (sanzione o altre misure correttive).

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