Che differenza c’è tra conto corrente e conto deposito?

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Aggiornato il 4 Maggio 2023

conto correnteConto corrente e conto deposito sono due importanti strumenti bancari di cui avrete sicuramente sentito parlare. Non tutti però conosco bene la differenza tra i due strumenti finanziari: per questo abbiamo deciso di fornirvi tutte le informazioni utili per capire quali sono le funzionalità e i vantaggi di ciascun prodotto nella gestione della liquidità e dei risparmi, al fine di fare una attenta valutazione dei pro e dei contro e scegliere il prodotto più adatto alle proprie esigenze.

Obiettivo principale è capire prima di tutto la differenza tra conto corrente e conto deposito e in seguito vedremo la tassazione connessa a questi tipi di conto in banca.

La differente tassazione fiscale tra i due tipi di conto

La tassazione fiscale dei conti correnti abbiamo visto che ha subito una discreta impennata negli ultimi anni dovuta soprattutto all’imposta di bollo sugli estratti di conto corrente bancari e postali, applicata in misura fissa su base annua ed è pari ad euro 34,20 per le persone fisiche e ad euro 100,00 per i soggetti diversi dalle persone fisiche.

I conti di deposito invece subiscono una tassazione proporzionale (perché a mio modestissimo e avviso non imparziale sono posseduti più da società che da persone fisiche) pari all’1,5 per mille annuo  solo che per questi non si sa bene se trattasi più di conto corrente o di conti di deposito in quanto vedremo dopo dalle definizione dei due che i conti di deposito possono anche essere soggetti (o all’una o all’altra intendiamoci) all’imposta di bollo in misura fissa laddove costituiscano una semplice provvista di denaro lasciata come un conto corrente.

Cos’è un conto corrente

Il conto corrente è disciplinato dall’articolo 1852 e seguenti del codice civile ed ha ad oggetto le operazioni di incasso e pagamenti su istruzione effettuate da parte dell’intermediario ad un altro soggetto o cliente, anche detto correntista.

Si tratta di uno strumento finanziario imprescindibile per tutti coloro che hanno uno stipendio o una pensione. È un prodotto bancario, una sorta di contratto tra il correntista e l’istituto di credito, dove il secondo si impegna a custodire il denaro depositato dal primo e destinato alla gestione delle spese quotidiane più ricorrenti. In cambio il titolare del conto corrente ottiene una serie di servizi che gli consentono di disporre in qualsiasi momento delle proprie liquidità: tra questi servizi possiamo citare bonifici,  prelievi, versamenti, addebiti automatici di bollette, mutui, prestiti, l’home banking, carte di debito (bancomat) e credito, libretto degli assegni.

Il conto corrente viene identificato da un codice alfanumerico di 27 cifre, l’IBAN, che consente di effettuare accrediti o addebiti (previa autorizzazione del titolare del conto).

Che cos’è un conto deposito bancario

Il conto deposito è invece uno strumento finanziario utile per mettere da parte somme di denaro, vincolate o non vincolate, e consente una operatività molto più limitata rispetto al conto corrente. Si tratta pertanto di un prodotto di risparmio molto semplice e sicuro che a fronte di un versamento dei risparmi consente di ottenere un rendimento che varia in base alla somma depositata. Rispetto al conto corrente, proprio per la sua diversa funzione, il Conto Deposito non consente di disporre in ogni momento delle somme depositata (a meno che non sia non vincolato) e non prevede strumenti di pagamento.

A livello di codice civile non esiste una vera e propria definizione di conto di deposito però sappiamo che rappresentano sempre una provvista di denaro lasciata in banca con diverse modalità e finalità e per un intervallo di tempo più o meno lungo. In generale più il conto deposito è vincolato e per maggiore tempo, maggiori saranno gli interessi riconosciuti.

Laddove i conti di deposito siano costituiti al solo fine di spuntare interessi attivi ma siano vincolati per un dato intervallo di tempo senza possibilità prima dello scadere di prelevare, allora l’imposta sarà applicata in misura proporzionale dell’1,5%.

Il conto deposito per essere aperto deve però essere collegato ad un conto corrente cosiddetto di appoggio

Differenze tra conto corrente e conto deposito

Adesso che abbiamo visto cosa è un conto corrente e cos’è un conto deposito, partendo dalla definizione e già dato le principali caratteristiche dei due prodotti, cerchiamo di approfondire la questione. Sostanzialmente di le differenze tra conto corrente e conto deposito possono essere suddivise in 5 punti:

  1. finalità: il conto corrente è un prodotto di gestione quotidiana della liquidità; il conto deposito è invece un prodotto finanziario pensato per il risparmio e per investire una somma di denaro senza correre rischi
  2. operatività: il conto corrente consente molte più operazioni, soprattutto quelle legate ai pagamenti (bonifici, prelievi, f24, assegni…); il conto deposito consente solo versamenti e prelievi a seconda della tipologia di vincolo. Non sono presenti libretti degli assegni e non è prevista una gestione quotidiana delle spese.
  3. tassi di interesse: il conto corrente ha solitamente tassi prossimi allo zero, che sono comunque stabiliti in fase di apertura del conto; nel caso del conto deposito trattandosi di una forma di risparmio il tasso di interesse attivo è di norma superiore al conto corrente, ma soprattutto è variabile e proporzionale alla somma di denaro versata e alla durata temporale del vincolo
  4. costi: seppur entrambi i prodotti non prevedano solitamente costi di apertura, il conto corrente ha di norma costi fissi “di gestione” più elevati, legati al numero e al tipo di operazioni che vengono fatte (si pensi ad esempio al costo per fare un bonifico oppure ai costi dei prelievi presso sportelli terzi). Inoltre sono poi da considerare le imposte di bollo pari a 34,20€ l’anno per giacenze medie superiori a 5.000€. Il conto deposito al contrario non prevede costi fissi annuali, che se presenti spesso vengono per così dire assorbiti dalla banca. I costi in questo caso potrebbero riguardare le imposte di bollo (0,20% in proporzione alle giacenze) e la ritenuta discale sugli interessi maturati
  5. regime di tutela del deposito: come spiegheremo meglio sotto entrambi i prodotti sono garantiti dal Fondo Interbancario di tutela dei Depositi che copre il titolare del conto fino a 100.000€ in caso di fallimento dell’istituto di credito.

Diverso regime di tutela tra conto corrente e conto deposito bancario: cosa succede se la banca fallisce

La paura che molti hanno se la banca fallisce consistono nell’eventualità che la Banca possa non essere in grado di prestare fede ai propri  obblighi contrattuali,  cioè di restituire ai correntisti il capitale depositato e gli interessi contrattualmente previsti (caso di  fallimento della banca). In realtà, i rischi per i depositanti sono mitigati dall’obbligo, per tutte le banche operanti nella Comunità  Europea, di aderire ad un sistema di garanzia dei depositi che  assicuri un livello di garanzia di 100.000 euro per ogni depositante (Direttiva Comunitaria 2009/14/CE). Le banche italiane sono obbligate ad aderire  al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi  che garantisce ogni singolo depositante, per le disponibilità  risultanti sul conto, sino a 100.000 euro (il limite  massimo garantito è stato fissato dal Decreto Legislativo 24 marzo 2011, n.49 che ha modificato quello precedente di 103.291,38 euro, pari a 200  milioni  di vecchie lire). Le banche estere operanti in Italia invece  non sono tenute ad aderire al Fondo Interbancario per la Tutela dei  Depositi, ma possono limitarsi ad aderire al fondo obbligatorio nel  proprio Paese di origine, che deve comunque rispettare quanto  stabilito dalla Direttiva Comunitaria n. 2009/14/CE.

Conto corrente e conto deposito: quale scegliere?

Come abbiamo visto si tratta di due prodotti diversi tra loro e l’uno non esclude l’altro. Più che quale scegliere in questo caso è necessario fare una valutazione diversa legata alle necessità del risparmiatore: ho del denaro “in eccesso” che sono sicuro non mi servirà a breve? Allora potrei scegliere di aprire un conto deposito per usufruire dei vantaggi che offre e investire i miei risparmi in un prodotto più redditizio, grazie ai tassi di interesse più alti rispetto al conto corrente.

Se invece la tua necessità è legata esclusivamente ad avere un prodotto per poter gestire le spese quotidiane allora è sufficiente avere un conto corrente.

Articoli di approfondimento sul conto di deposito

Se volete approfondire il tema del conto di deposito e avere informazioni su come aprirlo o sul regime di tassazione a cui sono soggetti gli interessi attivi generati dalle somme ivi contenute ecco di seguito alcuni articoli che potrebbero fare al caso vostro:

Riferimenti normativi
Articolo 13, comma 2-bis, della Tariffa, parte I, allegata al D.P.R. n. 642 del 1972

3 Commenti

  1. Nel suo prospetto informativo dovrebbe esserci chiaramente scritto e, data la portata della richiesta, forse vi sarebbero anche gli estremi per poter essere dotata di apposita firma espressa. In assenza scriva una bella PEC, due righe, con numero di conto e richiesta di variazione della rendicontazione alla PEC della banca e vediamo se non gliela cambiano :-)

  2. Salve,
    nel tempo mi sono capitati istituti che negano al cliente il cambio del periodo di rendicontazione,
    da quel che ho potuto recepire dalle varie letture e normative, tale comportamento non è del tutto corretto
    a tal proposito chiedo il Vostro autorevole parere su tale argomento, secondo Voi è possibile ottenere una rendicontazione diversa da quella che le banche ci propinano su un conto corrente con conto deposito come accessorio?

    Inoltre ho un altro quesito,
    ipotizziamo di avere un vincolo in scadenza, secondo Voi è corretto che l’imposta di bollo venga applicata contestualmente alla sua data di scadenza senza rispettare la data di rendicontazione?

    Grazie
    saluti

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