Mario Draghi è nato a Roma il 3 settembre 1947. Dopo aver conseguito la laurea in Economia presso l’università La Sapienza nel 1970, con una votazione di 110 e lode, ottiene nel 1976, al Massachusetts Institute of Technology, il più alto titolo accademico riconosciuto in molte nazioni europee: il Doctor of Philosophy.
In quegli anni inizia anche la sua carriera universitaria che lo porterà a ricoprire il ruolo di professore incaricato, dal 1975 al 1978, nelle Università di Venezia, Padova e Trento, e di professore ordinario di Economia e politica monetaria, dal 1981 al 1991, presso l’Università di Firenze.
Mario Draghi si è costruito una credibilità come economista a livello mondiale soprattutto grazie alla sua presenza nei consigli di amministrazione di molte società, fra cui Banca Imi, Bnl ed Eni, e, soprattutto, per il ruolo di direttore esecutivo della Banca Mondiale ricoperto fra il 1984 e il 1990. La sua esperienza e le sue conoscenze gli hanno permesso di essere nominato Direttore generale del Ministero del Tesoro, incarico che ha ricoperto fra il 1991 e il 2011 e resistendo al succedersi di ben 10 governi, oltre che ad assumere, dal 1993 al 2001, la presidenza del Comitato Privatizzazioni.
In quegli anni, grazie alla posizione che occupa in seno al Governo Italiano, Mario Draghi si rende protagonista di una serie di privatizzazioni che hanno cambiato il volto economico dell’Italia e che hanno come protagoniste svariate società fra le quali Telecom, Eni, Bnl, Banca Imi e Mediocredito Centrale. Inoltre nel 1998 firma il Testo unico sulla finanza (TUF), decreto legislativo volto ad armonizzare e coordinare le norme in materia di mercati finanziari e che ha introdotto la normativa per regolamentare le scalate delle società quotate in borsa tramite l’Offerta Pubblica di Acquisto.
Conclusi i compiti al Ministero del Tesoro, Mario Draghi entra a far parte in qualità di vicepresidente, dal 2002 al 2005, del management Committee Worldwide della Goldman Sachs, carica che gli costerà molte critiche per il ruolo che avrà la banca d’affari nella crisi scatenata dai mutui subprime iniziata nel 2008.
Nel 2006 l’economista viene nominato Governatore della Banca d’Italia e Presidente dell’organismo ora conosciuto come Financial Stability Board, organizzazione voluta dal G20 e che ha il compito di vigilare sulla stabilità finanziaria dei mercati attraverso la collaborazione internazionale tra le autorità di vigilanza e la presenza di rappresentanti delle banche centrali, dei governi e di esperti nella regolamentazione e supervisione.
Il 24 giugno 2011 i leader dell’Unione Europea nominano Mario Draghi Governatore della Banca Centrale Europea. Draghi Mario succede al francese Jean-Claude Trichet e il suo posto in Banca d’Italia viene rilevato da Ignazio Visco, nominato dal governo Berlusconi. Il suo primo discorso, nel pieno della crisi finanziaria che sta influenzando il mondo, avviene a un mese dalla nomina ed è improntato alla necessità di dare un segnale forte ai mercati, passando attraverso il recupero della credibilità dei paesi dell’Unione Europea.
Come tutti gli uomini di potere, Mario Draghi è apparso spesso come un personaggio contradditorio. Una delle vicende più discusse che hanno accompagnato la sua carriera, e in qualche modo marchiato la sua immagine, riguarda la presunta partecipazione dell’economista a una riunione segreta sul panfilo della Regina Elisabetta, il 2 giugno 1992 e in piena bufera Tangentopoli, a cui parteciparono svariati banchieri londinesi e americani. Le polemiche nacquero dal ruolo che Draghi ricopriva in quel periodo, Direttore generale del Ministero del Tesoro, e dal fatto che in quella riunione si cercò il modo di trasformare il sistema economico italiano in una struttura dove la finanza potesse prendere il sopravvento su politica e industria.
Come scritto, Draghi Mario fu segnato da quella partecipazione, tanto da essere soprannominato “Mr. Britannia“, e fu oggetto di una denuncia dell’EIR e di svariate interrogazioni parlamentari. Nonostante una strenua difesa e il tentativo di far apparire la sua partecipazione come un fattore di scarsa importanza, la sua presenza su quello Yacht è una circostanza che viene spesso ricordata in occasione di nomine a cariche importanti e, soprattutto, per la nomea, che successivamente si fece, di fautore delle privatizzazioni. Le accuse che piombarono su di lui in quel periodo furono di aver agevolato la svendita delle più importanti società italiane, che finirono, per importanti fette di capitale, nelle mani di inglesi e statunitensi.