Vi sarà capitato più volte di sfogliare i giornali gratuiti, le pubblicazioni gratuite, appunto FREE PRESS, che ci vengono distribuiti ai semafori o in metro (come CITY, METRO, LEGGO), ma anche di sfogliarne alcuni dai contenuti più patinati sparsi ovunque, nei locali, nei negozi di abbigliamento e simili, vi sarà capitato di aver voglia di intraprendere la “strada” dell’editore e gettarvi nella pubblicazione di riviste simili.
La fonte di reddito derivante dalla commercializzazione di tale tipologia di business deriva quasi esclusivamente dalle sponsorizzazioni e dalle pubblicità che occupano la quasi totalità della rivista: questo permette di azzerare il prezzo di acquisto e distribuire le copie gratuitamente.
Viste le problematiche legate al riconducibilità o no all’applicazione del’Iva la Direzione regionale delle entrate per la Lombardia (risposta prot. n. 52209/95 del 15 giugno 1999) ho fatto una distinzione in due macro aree:
- Quelle effettuate dai imprese che svolgono abitualmente e normalmente l’attività di edizione e commercializzazione di articoli e pubblicazione di vario genere;
- Quello che si limitano solamente alla diffusione di pubblicazioni e per le quali la pubblicità non può considerarsi attività propria dell’impresa.
I free press sono quasi inevitabilmente ricompresi nella prima categoria e pertanto ricadranno nel campo di applicazione del tributo.
In base all’art. 74, comma 1, lett. c), del DPR 633 del 1972 prevede l’applicazione dell’iva si sulla base di una percentuale forfettaria del 4% da applicare alle copie distribuite.