Le prossime tappe di avvicinamento dell’attuazione del federalismo fiscale si concentrerà sulla nuova imposta cedolare secca nell’ambito del progetto Fisco Municipale e Demaniale e sul progetto Roma Capitale e che punterà all’emersione di materia imponibile e del nero che si registra nel settore delle locazioni e degli affitti immobiliari dove non solo si registrano evasioni di imposta ma anche la carenza di norme che regolamentano in modo semplice un settore dove per dirne una, gli appartamenti affittati agli studenti in nero sono suddivisi in stanze microscopiche a più di 500 o 600 euro al mese.
La stragrande maggioranza delle Regioni presenta bilanci con segno negativo ed il capito delle entrate diventa come in qualsiasi momento di crisi il principale obiettivo della gestione.
Il CDM discute anche i contenuti del progetto che vede impegnate le diverse parti sociali alla definizione del preventivo per la quantificazione del fabbisogno finanziario per il Servizio Sanitario Nazionale al fine evitare disavanzi.
Inoltre, come abbiamo visto nella definizione della guida alla spartizione dei tributi in Italia tra stato Regione, Province, Regioni e Comuni, si decide di attribuire una quota parte del gettito fiscale derivante dalle entrate a titolo di imposte sul reddito delle persone fisiche (Irpef) nella misura massima del 3%, nonché altre percentuali di compartecipazioni su altri tributi quali l’imposta sul valore aggiunto.
L’Irap invece viene un pò scansato e guardato con dispetto dagli altri partner rispetto alle Regioni in quanto si sta pensando finalmente ad una definitiva abolizione.
Per quello che concerne il Federalismo Demaniale che in poche parole definisce le modalità di attribuzione di beni Statali alle Regioni alle Province e ai Comuni si dovrà attendere la fine di Dicembre.
A tal fine si attende che l’iter della cedolare secca raggiunga la fine. Allo stato attuale il Consiglio dei Ministri ha approvato in via preliminare il decreto che prevede l’introduzione di una imposta cedolare secca in misura pari al 20% e sotto forma di imposta sostitutiva.
Sicuramente la cedolare secca è un ottimo strumento di incentivazione all’emersione di materia imponibile e di nero dal settore immobiliare.
Potrebbe pertanto portare all’emersione di quelle risorse finanziarie non dichiarate dai contribuenti nella dichiarazione dei redditi che potrebbe risollevare il bilancio di quelle regione che sono caratterizzate da un bilancio in rosso ed un elevato patrimonio immobiliare come il Lazio, la Campania (il cui problema è anche quello dell’abusivismo edilizio).
L’Italia seppur in questi anni di crisi ha avuto conflittualità contenute, crisi sociali o incrementi nei tassi di sciopero,se non nel pubblico impiego, con adesione non elevate e le crisi bancarie sono state contenute (almeno per ora).
Gli interventi sopra descritti sono solo delle piccole manovre correttive che diventano comunque fondamentali per incrementare le entrate tributarie.
Tuttavia come in ogni gestione che si rispetti l’incremento delle entrate è fondamentale tanto quanto il contenimento e la razionalizzazione dei costi.
Siam in attesa di consocere quali saranno i punti affrontati alla conferenza di stanpa di giovedì sette ottobre 2010 in cui si divranno delineare e chiearire alcuni punti del disegno di legge in 27 articoli sul federalismo fiscale.
Dalle prima anticipazioni sono confermati i poteri per le regioni di aumentare le addizionali reigonali ed arrivare anche ad azzerare l’Irap a patto che siano salvaguardati dei livelli di tassazione (e di entrate) ai fini Irpef.
Nei prossimi giorni potrete legger ee visionare la mappa della distruzione dei tributi a seconda dell’ente impositore titolato alla riscossione per vedere coma da qui al 2013 la mappa dei centri di entrate si modificherà e con essa speriamo non il carico fiscale finale sui contribuenti.
La mappa del federalismo fiscale e la spartizione dei tributi
Ai fini della dell’attuazione del federalismo fiscale il governo ha definito non solo la divisione dei tributi di competenza per i futuri esercizi (a seconda della natura delle imposte e delle tasse) ma anche il processo di decentramento dei flussi in entrata ed in uscita secondo una pianificazione temporale che porterà ad un graduale avvicinamento tra le principali fonti di entrata di una amministrazione a quelle di uscita.
In tal modo si procederà ad una spartizione dei tributi tra Stato, Regioni, Province e Comuni. Già questi ultimi con la nuova Manovra economica 2010 hanno assunto un peso importante nella lotta all’evasione fiscale grazie alla partnership siglata con lo Stato.
Vediamo allora la mappa dei tributi e come avverrà il decentramento ed il federalismo fiscale a livello di singolo tributo.
Nelle mani dello Stato restano gli introiti derivanti dall’imposta regionale sulle persone fisiche (Irpef), l’imposta sul valore aggiunto (Iva), addizionale sull’energia elettrica e parte degli introiti derivanti dall’introduzione della nuova cedolare secca sugli affitti, anche se le modalità ancora non si conoscono.
Logico pensare che alle Regioni resteranno le addizionali regionali (a cui si spera non venga data la possibilità di possibili aumenti), nonostante una parte sia retrocessa anche ai comuni con una percentuale massima applicabile intorno al 3%, oltre ad una quota parte dell’Irpef dell’Iva e di altre imposte Statali minori.
Alle Regioni sempre resterà la potestà impositiva dell’Imposta sulle attività produttive (Irap), le accise sui carburanti e le tasse sulle auto (il bollo di circolazione) in compartecipazione con le Province e limitatamente alle sole autovetture.
Alle province invece saranno attribuite le sole imposte e tributi minori come l’imposta provinciale di trascrizione, l’imposta RC Auto, la tassa provinciale sulle auto ed altre imposte provinciali minori.
Ai Comuni invece, resteranno quelle imposte dalla natura tipicamente comunale come l’ICI (Imposta Comunale sugli Immobili), la Tia o tassa sull’ambiente.
La mappa del federalismo fiscale e la ripartizione dei tributi tra Stato Centrale, Regione, Provincie e Comuni
Ai fini della dell’attuazione del federalismo fiscale il governo ha definito non solo la divisione dei tributi di competenza per i futuri esercizi (a seconda della natura delle imposte e delle tasse) ma anche il processo di decentramento dei flussi in entrata ed in uscita secondo una pianificazione temporale che porterà ad un graduale avvicinamento tra le principali fonti di entrata di una amministrazione a quelle di uscita.
In tal modo si procederà ad una spartizione dei tributi tra Stato, Regioni, Province e Comuni. Già questi ultimi con la nuova Manovra economica 2010 hanno assunto un peso importante nella lotta all’evasione fiscale grazie alla partnership siglata con lo Stato.
Vediamo allora la mappa dei tributi e come avverrà il decentramento ed il federalismo fiscale a livello di singolo tributo.
Nelle mani dello Stato restano gli introiti derivanti dall’imposta regionale sulle persone fisiche (Irpef), l’imposta sul valore aggiunto (Iva), addizionale sull’energia elettrica e parte degli introiti derivanti dall’introduzione della nuova cedolare secca sugli affitti, anche se le modalità ancora non si conoscono.
Logico pensare che alle Regioni resteranno le addizionali regionali (a cui si spera non venga data la possibilità di possibili aumenti), nonostante una parte sia retrocessa anche ai comuni con una percentuale massima applicabile intorno al 3%, oltre ad una quota parte dell’Irpef dell’Iva e di altre imposte Statali minori.
Alle Regioni sempre resterà la potestà impositiva dell’Imposta sulle attività produttive (Irap), le accise sui carburanti e le tasse sulle auto (il bollo di circolazione) in compartecipazione con le Province e limitatamente alle sole autovetture.
Alle province invece saranno attribuite le sole imposte e tributi minori come l’imposta provinciale di trascrizione, l’imposta RC Auto, la tassa provinciale sulle auto ed altre imposte provinciali minori.
Ai Comuni invece, resteranno quelle imposte dalla natura tipicamente comunale come l’ICI (Imposta Comunale sugli Immobili), la Tia o tassa sull’ambiente.